Strana
Sono sempre io la stessa
appena sveglia
che mi guardo pensare –
e uguali
la stanza
la casa
le cose che si svegliano con me
e incontro
Chiedo aiuto al corpo
senza chiedere
Provo
le mie amiche mosse –
quelle elastiche
che ieri mi avvenivano:
per quante volte giro i polsi,
per quanto posso stringere i pugni
fino a far male agli avambracci,
se lo slancio delle gambe dà giustizia alle cosce
ampia e rilassata,
faccio piegamenti e rialzi,
dono al soffitto stellato dal mattino
l’altezza che mi resta conforto
Non mi servo della musica –
spello senza scudi al tronco
e noto che il fiato è buono
e tutto corrisponde
né m’importa di riflettermi stavolta –
pieno è lo scrigno che porto
e prezioso:
mi vedo ancora bella
in fondo
© ore 11,14