Stanotte
Fruttava il mare nel fagotto a rete
credente ad uno spasimo chiaro
La guardò poi vuota che non poteva più donare
al suo vicino fianco.
Tu l’accettasti,
incredulo
pensasti a come e a quando
col muso a manifesti su pareti.
E recitando il pianto
occultavi la tua trave
Così partii, sgattaiolando
tutto il mio sconcerto
senza sapere che eri tu a guidare
il mio volante
e dal retrovisore lo lasciavi senza mani
Sgusciai ben governando
e portai tutto il mio oro in salvo,
intenta alla giornata,
volta ai miei pesci da sfamare
Pur ti intravidi
appena il sole fu a letto
/ d’improvviso /
ad un braccio di finestra
tra vetro e aria
nuda carne con un coltello
tra le costole aperte
E c’era sangue, odore macellato …
… intanto che te ne andavi e io mi sistemavo i capelli
© 25 agosto ore 7,41