Ognissanti
Rifulgono
in questo ponte che esiste
infinite fiammelle –
processioni dal buio
dalle mille chiese
Hanno fame di specchi e di bacili
lì alle correnti,
e i treni
bucano gallerie da sempre
e ogni urlo fa l’appello :
Che ascolti la progenie
chi ancora appare in tale tetra nenia!
Ma nessun nome oda il suo dentro
urlare i propri geni in tempeste da tregenda
Sia nuova festa –
che sguaiate maschere vaghino, danzino, sghignazzino
con l’orrore in faccia,
nelle budella, nelle piazze dagli affari d’ogni genere
di sangue
E io …
… io l’Oltre ascolto
senza uscirlo,
non negando il fiume che imbratta
ceneri di schiene
per pura paura
ché l’orecchio sa e non può dire
nemmeno con istanza di pronuncia
Mi sia concesso però il privilegio del sopore
alle banchine del sogno, un alibi, o valida ragione:
avrebbe – altrimenti – troppo sapore la follia
e verità il Nulla
© ore 8,41