Odissea
Avevi la simmetria del grano
il colore del sole appena munto
Ondeggiavi zampilli continui
cangiando colori dall’alba al tramonto
Io non capivo
lo spigare di tutte quelle strane messi
Tra sogni transitavo respiri e pensieri
posteggiando in divieto di sosta
forme tonde e aguzze dell’erba seccata raccolta
con qualche filo novello – grossi rocchetti sui campi –
Intanto, a dirimpettaio guado avamposti accumulavo
notti e giorni smarrendo il senso del pane e dell’acqua
dimenticando il loro gusto vero.
Troppe intuizioni sulle spalle fragili
che da dosso spolveravo
dando posto a immensi altri giganti
Fiori, frutti, tatto, odori, sapori, sguardo
non avevano più volto
Al loro posto, a infiniti fianchi, l’astrale tua coperta
Cos’erano e cos’era dunque questo polso?
Il tanto filare e scucire inventandomi un Cospetto?
Caso o Destino,
strada senza insegne mi divenne maestra
Io non sapevo
e sapere non vorrei del tuo libero arbitrio
© ore 8,49