Nell’estate dei poveri

In fede supini
partire dalla cima

Con un bagaglio di sole parole
bruciare velocità e percorsi
fra l’erba fine, estremizzata –
stupendoci che l’infinito
non poteva brucare stralci cremisi
come fossero radici lavorate
a mani calde

Eppure
iconica splendeva
dirottando gli occhi
la nostra croce
verso desideri forti
e i tanti non importa –
rimanendo implosa
nel deserto
rivestito dai fiori

Troppo breve
quel senso di confine
che ci incastonava

nell’ora d’aria
lo steso ballatoio

A rovescio la conta,
le troppe bocche in bocca
al fiato, all’ansia
e al timore –
l’aver taciuto del sangue
il vero colore
saputo e perdonato poi

Allora ci raccontammo Cose
per riconoscerci

abbracciati nell’estate dei poveri

dormienti nell’unica notte

© ore 9,52

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