La colpa della fame

Disperato
abbaio echeggiò quella mattina
non avevano forza le braccia appena alzate
temevano l’avanzata del giorno
e la battaglia delle solite cose.

Lo immaginava:
uno dei tanti cani abbandonati
nelle contrade salate dalle miserie umane.
Solo
che s’aggirava
con addosso la colpa della fame
su di lui versata
da chi ama odiare se stesso negli altri.

Andavano le ore sorgenti
in quell’alba chiara uguali
con le uguali onde di sempre
da monotonia accese e dalla noia
dentro una madia.

Si passò allo specchio la valenza del volto
l’invadenza dei solchi
così solleciti sulla buccia pallida
domandandosi se veramente il pensiero contasse
più della veste indossata in questa terra carnale.

Le rispose un mugolio al di là della finestra …
che le sue ossa passeggiava in strada.

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