L’ A b e t e

Ti adorno mio abete
che risusciti
se le mie mani ti cercano
e i miei occhi ti guardano

Sempre mi narra la tua bocca vacante
i suoi aghi di carta –

ciò che è stato detto, ciò che è stato fatto

E alla mia mente richiedi
che gli ornamenti tuoi compagni
ti siano riaffidati e possano ancora luccicare
reduci degli andati natali

Loro che hanno riso e lacrimato
singole storie da narrare,
grida e sussurri per timpani segreti,
malinconia amara volta ad acchiappare
aria fuggente, acqua dai pugni serrati –

al bagnato arresi e rimasti ad asciugarsi
per tornare bagnati frutti colorati

Quieto per poco sulla mappa dei palmi
il mio non averti sradicato
dalle arcate montane di un impianto,
con lo spirito dell’intuirti
un colpo in meno inferto dalla falce –

e nel consolarti consolarmi, proteggendoti
con qualche nuovo ninnolo lampeggiante

Finché hai posto e puoi la forza della schiena …
… quel che non può nessuna seggiola oltre i tuoi rami

© ore 9,46

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