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…le prove figurative della Sapenza, stese con il prevalente impiego dei colori primari, spesso “inaciditi” da una stesura volutamente uniforme e totalizzante, si reggono su un equilibrio, appunto bloccato fra strutture forti e figure deboli che solo a fatica lasciano trasparire qualche traccia di passionalità formale, sentimentalmente curvilinea o avvitata. E’ un apparente distacco dalla partecipazione emotiva alla costruzione dei soggetti che corrisponde del resto alla distanza (   non all’ indifferenza ) dell’ autrice nei confronti dell’accelerato groviglio di mode e aggiornamenti culturali che bruciano invece lo stile e il linguaggio di tanti artisti presenti fra noi. Per suo conto la Sapenza mette invece ” in scena ” sulle sue pagine una continua ” stagione ” di spettacoli muti, privi appunto di ogni forzatura ” cantata “, liberi dall’invadenza di qualsiasi ” acuto ” di troppo, simili piuttosto a quelle atmosfere surreali che precedono lo svolgersi di qualsiasi trama, o per contro subentrano a spettacolo finito.

Silvio Ferrari

…ed è qui, in una attenzione sempre più ricca all’istintiva saldezza strutturale del dipingere, lo scatto personale, quel gioco della rappresentazione che coglie l’immagine, mantenuta asciutta e precisa al confine praticabile di una istanza a memoria e del processo di simbolizzazione interiore, nella prorompente essenzialità.
M. Pia Sapenza, infatti, mette in scena, in modo allusivo e coinvolgente, la vertigine tra spazio reale e spazio immaginario; nei suoi fogli- che accolgono e delimitano, sopratutto, gli scatti dell’emozione del vissuto- aggalla una zona tutta psichica e, come quella di Kubin, atemporale, di alta reattività emotiva e sensibile, rifranta nei noti minimi della tessitura cromatica densa e luminosa di segni e di effrazioni del giallo, del rosso, del blu, ovvero di quei primari, così cari alla Bruke e al Cavaliere Azzurro che predominano spesso nell’atmosfera di fondo dei suoi dipinti.
Pitture, perciò, percettibile per segni, scenografica e narrativa oltre il mito, nell’epifania, s’è detto, che riprende, con una capacità di inedita suggestione, l’oggettività, “la materia ” concettuale dell’ immaginario procedendo verso quel evento dell’apparizione, suscitando nei territori determinanti del vivere, che è proprio dell’arte, del suo sopra intellettuale e del suo essere restituito in forma di senso trasfigurato dalla materia e dal colore.

Germano Beringheli