Categoria: poesia

A un giro di compasso

Accendimi l’ombrello,
lo fumeremo assieme.

Ne faremo capanna,
idealità promiscua
passo a passo
col respiro

Gocce
di magia impellente
ci avvengono,
colorano di rovere
i sensi

Versami intanto un po’ di sguardo:
fresco e caldo
vellutato e a bollicine
che a un giro di compasso
ti trattengo

per lasciarti

e tornare a finirti

@ ore 7,30

Amore di pietra, Amore di fuoco …

… si presta
alla pioggia sottile, malinconica.
Al suono non suono
d’una pasta sfoglia,
al grigio basito fra pareti di gomma

Le castagne hanno il rosso del forno
da qualche parte in incognita
c’è un cartoccio ad accoglierle
fra palmi cavi e congiunti
a dire d’amarle e d’amarsi
bruciando fragranze d’autunno
l’inverno che soffia sul collo
con le labbra alla tazza
già umide

E il gelo è calore
se il latte sgorgato dai monti
due mani raccolgono in Una

@ ore 7,00

Col mio Naso a fianco

Sono più forte
col mio Naso a fianco
ora.
Compagno mio
abbracciami!

Inezie tutto il resto.
Il vissuto
fra Te e Me
importa
e ciò che ne potremo.
Non hanno senso gli altri
se il posto tuo
alla mia tavola
è vuoto

Capita insegni
l’improvvisa assenza,
ciò che doveva essere
l u c e – p r i m a

Un giorno ce ne andremo
da questa terra
bassa e dura per la schiena,
o altro saremo da Noi stessi …

… ma lo faremo insieme.

@ ore 7,00

A liberare tutti

A volte torno.
Sulla sedia di paglia
le gambe a penzoloni

M’alzo frettolosa
saltellando verso il sole

La testa a cuccia sopra un muro
a far la conta,
le braccia quali ali,
un occhio aperto e l’altro chiuso

E poi in cerca delle ombre

… a liberare tutti …

La zecca spaccia moneta falsa e poi va in chiesa

è stato forse un caso che si sia disciolta la faccenda
sulla bocca si disegnò un cerchietto –a mo’ di O-

il giorno preciso ora non ricordo
forse piovevano nuvole montate
piatti di neve da tirarsi in faccia-
presi l’occorrente e misurai un quadrato
ciò che ne era rimasto:

l’occhio penzolava
lacrime di cera
-la fede in un apostrofo tra (c )ed (e)-

entrò nella navata ampia

  • e sorvoliamo sul soggetto-
  • sul predicato anche –

le ginocchia stanche trovarono una scusa
per piegarsi

c’era inferno

l’ assemblea plenaria
dell’inverno

Bella da morirne

Era sete
accompagnata all’acqua
accesa di farfalle

Mani appese alle Tue braccia
il soffio
baciava e schiaffeggiava …

… e ora in vastità si sparge
moltitudine staccata
tavolozza colorata

bella da morirne

@ ore 7,14

Istanti di specie

In solitaria scure parlo al mio non dire

È il confortarmi
d’una vite lasca
che non lascia traccia di parole
a galla
fra acini nutriti

Il mondo che m’approda
ha scogliere a guardia,
nel suo fondaco segreto
s’attorciglia
in un mare di carta

Lì s’allattano
miopi ricordi

ammonticchiati istanti
di specie

incaprettati

@ ore 7,10

Uva pazza

M’appaio.

In una selva chiara m’appaio
avvolta nella nebbia
ottobrina,
accolta da castagne

A passo
molle e croccante
superstiti fragranze
s’affollano nel naso.
Le sento
concubine d’estasi
un’eco quasi
fra frasche assopite
e nuove altre.
Il diverso reso uguale
alla fine del destino

/giacigli d’uva pazza
m’indovinano
/

@ ore 7,00

Capovolta

E sta passando questo giorno
che già lo scalo dagli altri
e dalle frastagliate coste …

… per riacchiapparne un altro
perdutamente uguale
a darmi orecchio alla bocca

c a p o v o l t a

@ ore 7,00

La mia Città è strana

Il giorno mi viene incontro
mentre dal viaggio approdo

/Era la notte, e anche il mare/

Tu sai che la mia città
è strana
un po’ ritrosa, un po’ puttana
che le sue coste allarga
un po’ cosce, un po’ braccia
ad accogliere naufraghi e natanti
piccoli e grandi

<>

Sotto
i pesci dalle spavalde branchie
fanno bisboccia
vanno pazzi per gli scogli
e il muschio profumato

Sopra
decollano le grida dei gabbiani
a volte ridono , a volte piangono
i loro fazzoletti bianchi
dando fiato alle ali

@ 2 settembre ore 19,28