Galassia°
Non so perché
mi necessiti
…
necessiti al mio
Me
È un lago d’estasi
d’azzurre carezze
che appare
quando avvieni
e in colori ardenti
nella mia galassia
C u p i d o
espandi da ogni parte di Te
°
Sezione Foto: Galassia
Non so perché
mi necessiti
…
necessiti al mio
Me
È un lago d’estasi
d’azzurre carezze
che appare
quando avvieni
e in colori ardenti
nella mia galassia
C u p i d o
espandi da ogni parte di Te
°
Sezione Foto: Galassia
… a sera ha abito chiaro
microcosmo di perla lucente
lenta lei scende
per caso sfuggita da nubi
e pensieri
Ricordi?
Voleva voltarsi lo sguardo,
in altro sentiero
tuffarsi nel seno di un’ombra.
Ma in dolce tempesta il Tuo dito
l’ha colta
…
e l’ha presa con sé
Ti ascolto
suono che taci
la luce sull’erba in un concerto di giare
friniscono i campi promesse di grano e di tenebre
Celeste l’incanto
promuove
speranza sperata
del giorno
le uve dei secoli
Stanno le viuzze dei paesi
i m m o b i l i
a custodire soliti segreti
Quanti occhi vi hanno passato il passo
ognuno credendosi
destro braccio del cielo
per raccontarsi almeno
il sogno d’essere immortali
anche quando stanchi
a n n o i a t i
fuori da impegnate correnti
/e Io lì mi penso/
Adoro
quel procedere
scandito da campane
che profanano il silenzio,
i tetti delle piccole case,
i ciuffi degli uccelli dati per dispersi,
le ombre che di Noi si stampano
al posto dei baci
E il tedio sarà
sgrossato ramo
in appoggio alla mano
se mai …
in.tanto …
che la giovinezza non dà tregua da ogni lato
del corpo e della faccia
a ricordarti
In un canto di cicale Io vi sento
Fa caldo
tanto caldo
e un po’ di brezza cerco
fra il sole intenso dell’estate
e il mare che mi guarda
in lontananza
/la stessa aria
è ciò che voglio/
dove l’acqua scorre
dall’eco di un ruscello
in solitaria estasi
fuori dalla mia finestra
…
e alla stessa fonte
due bocche si dissetano
Scrivo
e mi scordo.
Ero Io ciò che leggo?
Dormono,
le palpebre dormono.
Forse sognano
o pensano,
intanto che dentro tutto muovono …
l’acque dei gorghi
i campi di grano
i finiti fiori e quelli nuovi
E Tu cielo che mi porti
alla tempesta dei mondi
ti sento e amo
fuori dalla tranquillità dei seni
femmina che piove calore
e al temporale è devota
agli abbagli che rimbombano
oscure paure
lascive e sfacciate voglie oltre il tempo delle foglie
Mentre il bianco bacio della neve
mi percorse nera stella di notte
e più esiste finché credo d’esistere
…
anche in un respiro che torna
Si andava questa notte
in Via del Sogno
Vellutavano passi arpa sonora
i Tuoi
i Miei
sampietrini e mattonirossi
Cantava la voce
/sforando la periferia veloce nel buio a luci mosse/
mescolanza d’occasioni,
il bacio passionale di quel ponte
nel segno che comanda sul vestito a fiori
se telefonando in note
E la mano oltrepassò la rotula,
umide le dita dentro la stazione
e dolci …
carezze sfogliarono profonde
poi si portarono alla bocca
Tu
che più non sei nel Giorno,
e per Me
mai stata il tema
che si scrive in classe
solo il dì
di festa
intenso ricordo mi rimani
ma non basti.
Inutile cercare
e credere di ritrovarti
ovunque posi il bello
l’intenso
l’ancestrale
l’aria
la conta della rosea fiaba
Ti voglio
un bacio fra i capelli,
quella parola
a una caduta dirmi …
… tranquilla, non è niente
La rosa è dolorosa ora
che la porto al marmo
a un sorriso incorniciato
No
questo nuovo dirti non mi basta
e come Ieri ti vorrei ,,,
… ancora e ancora
°
A mia Mamma
Ciao Aldo,
dopo tanto cercarti
sei riapparso:
s t r a n o
come le cose importanti
si diano per scontate,
fiori di campo su alveoli e strade …
che proprio non avevo pensato
d’averti cancellato
-proprio tu-
che da guerra mi sei pace,
profumata onestà.
Con quel cielo
un po’ imbronciato
cui ti affacci
e dolce si fa
fra le braccia del mio sguardo
senza mentirmi.
Giovane
pensiero grande
assiso
solitario
su di un Tempo ormai scevro
da clessidra e sabbia
Forse sapevi
di quel guado accidentato
-se non dove e quando-
che non saresti mai invecchiato
°
Aldo Gastaldi 1° Partigiano d’Italia
Volge il volto, prima o poi, a bilanci.
Non volevo
ogni giorno saltavo nell’altro
da anni
Era presto/era tardi
ero Io
tra dimensioni pilastri
a reggere
spartiacque di mani
la forza nei capelli
lo spazio in un ventaglio
[
mentre mi si
emulava ed emula
perfino …
t r e m o,
e lo si espande e stende
in ferite al sole
q u e l l e
nel rosso cupo di un tramonto
che per prima stesi
]
Ma irrilevante è la ceralacca
sui cammini,
ognuno
legato a uguale destino.
Tutti si accendono e si spengono
in un piccolo fuoco di vento
anche se l’apparenza
è immensa
Intanto che il melograno canta
e la tristezza ha gli occhi nell’acqua
ogni passo annullando
di prima e di sempre