Categoria: poesia

Ciliegie d’orecchini

Ogni tanto mi emerge
non se ne vuole andare
e ricorda giovinezza la mia faccia.
Fiorisce un fiorellino
dal sorriso stanco a rallegrarmi
la malinconia,
e un ricordo tira l’altro
a farsi ciliegie d’orecchini

Giorni
che si rincorrono lontani,
corpi appesi su pendii
forse dissolti
certo non più uguali

Ed Io qui
dai miei pensieri costretta a ritornarci
anche quando vorrei dimenticare

L’Onda

Lievi frangiflutti intrisi, brezza di Levante salsedine
è soffio d’orchidee fra i capelli

… sulla pelle dell’Acqua …

calme stelle e lune piene dalla notte donate
alzano voli di gabbiani votati al senso dell’alba

A volte son tempeste che s’infrangono
ovunque si ponga il fianco d’uno scoglio incauto,
scintille e frange bianche, piccoli vascelli fantasma

… prima di placarsi e aver sciolto sassi

Dopo l’oriente raggiunge la spiaggia …

ha sussurri bagnati l’ Onda emersa su l’altre
lì dove i Tuoi piedi stanno ad aspettarla
lì dove li carezza di baci

Roma Città Aperta

Nel recente del passato
il volto della pagina è cambiato – non lì

In quell’istante di sequenza
e t e r n a
l’urlo che esplode
chiama
si dipana
s’affigge nelle tempie
di chi guarda

Altro dalla mia faccia
diversi gli occhi il naso le labbra – ma v’abita il sentire
sopra quella strada

Inutile
la corsa disperata.
Le mani – non attraccano al pontile
scivolano su muri d’aria
e la Resistenza stramazza
sotto colpi di mitraglia
annunciata e improvvisa

Ali

quelle gambe negate – molli di dolore – spente

… che quasi dubitano cognizione e ragione …

di un Prima a volarle

se ora lasciate così

Una Foto

Tesseva
la sera a stellarsi
fili d’argento,
un’ arpa di luce serena

Suonava l’incanto
fatato del porto,
passava la gente
una pace di pane

e Tu m’accarezzavi

lo sguardo
le mani

… una foto …

come fosse per sempre

Il guanto

Nudo dal Giorno
è lascito alla Sera

quel guanto sulla spiaggia
alle sfide ha rinunciato
inerme
fra un grembiule di sabbia
e una cornice di sassi
intriso d’inedia
nemmeno il senso dell’attesa
lo possiede

forse non pensa

altri passi e finestre accendono e spengono
il palco della scena
e lui è ancora lì
dimenticato
con solo la mano del vento
a volte ad indossarlo

a tratti
avvicinato al mare
alle onde lambite più che toccate

troppo poco
per essere preso

All’alba dell’Estasi

Resistenze
in luoghi di memoria
vorrebbero tacere,
e divenire fare
involandosi al raduno degli atomi,
quark celesti
ricondotti alla miccia di se stessi

Appello sia
di tracce sui territori degli astri
fra invisibili foreste
d’infinito eccelse
a base terra
e catturarle e riacchiapparne
il loro andato
il nastro arrotolando
fino al primo vagito

… per tornare …

come fummo all’alba dell’estasi
miraggio dell’ultimo esserci
sotto un tetto a due piazze,
a un bottone sospeso
rimasto dietro le tende
su strade a pallide guance
e farlo sbocciare
nel giusto del merito,
a dove eravamo rimasti

Non accavallando le gambe
in groppa al troppo degli anni

E in questo sogno immortalarci
perché altro non possiamo

Da quali labbra

… e ci trovammo …

senza il tempo di bussare
unica la stanza

Noi

l’essenza delle cose
le Tue dita e la Mia bocca
in su e giù
a far l’Amore
dal sogno risorti
abbracciati al Nostro odore

… fra rivoli di perle …
nudità la pelle
in un concerto di respiri
senza più capire

… da quali labbra …

Matrioska

Di rintocchi vive
Il Tempo,
nelle tonalità sonore che sprigiona
dall’armi e dagli umori

… la sua vulva rossa …

fiumi muove e bagna porti,
a misura e consumo

Nostra Matrioska

Orgasmo

In chiave di
VIOLINO
taglio l’aria
a questo caldo spesso
insopportabile
e …
a me stessa
DO
SI
DO

divarico le ante
lato a lato
MI
assottiglio
per entrare
e rinascere
dentro l’altra parte
specchiata
senza ricordarmi
dell’afa
e …
FA
questo tuffo
immenso
il meglio dell’ ampliarsi
ruggito di cascata
rinfrescante
per conquistare il
RE
la sua nube impazzita
d’ogni goccia d’Amore

e lo vive
LA
Mora
fumante
inebriante
sparo evaporante
miriadi d’atomi
a dissetare
dappertutto baci
e àncora ancòra

SOL SI RE
FA LA DO MI
per restare
esplodere
lucciole fini
DIESIS
su rami avvinti
inebriate conchiglie
libero volteggiar
di sciolte chiglie
tolto ogni freno possibile
dalla rupe che trema
lo sguardo
nei cerchi sgambettanti
chiudersi e aprirsi
avvicinarsi e allontanarsi
sbocciata
alla frescura ampia
in sguazzi di goduria
febbrile sinfonia

SOL
per tornare
e venire
zampillata
acuto supremo
nell’ abbraccio
voluto e voluttuoso
del Rapace
color
girotondo arcobaleno

e poi
languido
BEMOLLE
MI
sia
ultima carezza alla tastiera
defluente
nel bosco dell’acqua
assimilata

tra seta e ciniglia la mia pelle
appagata


prima di rientrare

La baia dei Tuoi occhi


come quando
sterzi e schiaffeggi
le curve del mondo,
ogni spunto di scoglio,
ogni parte del corpo.
E i passi tornano malinconici
a intuirsi sulla corda più inconscia
dell’orizzonte

Schiumano sale
i non vedenti volti e l’acqua dolce,
matematiche equazioni
gli Amori irrisolti
riversati su braccia spoglie

Inutili
l’umidore dei colli
l’audacia sognata
la luce sperata in un faro nella notte

/la baia lontana dei Tuoi occhi/