Aurora di cenere
Oggi
ho detto addio a mio padre
È stata la prima volta
lì a Lui
che è in addio perenne
e ne ho timore
Forse un’intuizione
che sente oltre la pelle
Ma i fiori sono belli
anche in un’aurora di cenere
Oggi
ho detto addio a mio padre
È stata la prima volta
lì a Lui
che è in addio perenne
e ne ho timore
Forse un’intuizione
che sente oltre la pelle
Ma i fiori sono belli
anche in un’aurora di cenere
Ho scorso
l’abnegazione per il viaggio
e lo stile
sulla tela alata
dai colori inverosimili,
fra scialli di stupore
e lo stormir d’uccelli variegati
Un chiaro appena livido
luci saetta,
l’aria della terra,
note in lento andare,
ventose e ghiacce nuvole barche
a modellare forme
sopra teste in lotta a sciogliere polsi
/e sopra l’Amore/
Panismo
nell’incontaminato suolo,
orme e bosco,
bianca sabbia e conchiglie,
l’inquadratura
che avvicina
alle ampie criniere dell’acqua
E fra i silenzi spargere
nordico splendore,
rune e druidiche lame,
credenze su chiese di scogliere
ataviche,
brividi che tornano senza essere
andati
dal nucleo più ortodosso
della retina
E quell’Amore
immediato e impossibile,
l’invidia mascherata
di chi in dono non l’ha avuto
e più che la guerra vuole punire,
la realtà
che esplode improvvisa
o meditata in sottofondo
a tuono unico
… come Unico era …
il suo strascico avvinghiato all’Anima
di un film
Ascolto
questa sinfonia che va a iniziare
volta ai piedi dell’inverno
all’apparenza mesta
ma più attenta
agli incavi,
le foglie
in autunno danzanti
simili a fiori caldi
e ancora mi stupisco di quel che sento
Accolgo
sorridendo
una lacrima vaga, timida
sull’indifferenza, forte
del suo pianto
segreto,
tra le mura di un sorriso
scolpito
sotto un tetto di sere
Folti
dietro un velo
astri a suggerirmi
l’impossibile agli alveoli
…
il Senso Lato che Tutto riveste
Schiena seducente
l’elastico arco
Gocciano
derma e pensiero
in voluttuoso tumulto
nel saperti
nel sentirti
mare di stelle
i n c a n d e s c e n t e
e non lesina
le dita
la lingua
… Cupido …
che ti fa maschio
a bordo del mio uscio
Celandoti e celandomi
mezzaluna di tango
agli infrarossi
Lascio i miei occhi
a sventolarti,
Tu possa ricordare:
Che c’è … che t’ho fatto
Nella fonda sera pagaia
una rosa nuda fra le labbra
a mescolarci
l’impronta della mano
tra desiderio e collare
il Tuo incredulo domandarti
Navigo/ a vita/ fra scampoli
di eterna giovinezza.
Dove sei /io che ero ieri/ e non domani
Guardo col vostro sguardo
e con me vi porto al viaggio di ritorno
nel morbido del cuoio che non vi lascia
siamo insieme ancora
gioie e incomprensioni nei guizzi del creato
sensi stessi e nuovi calzari
parlo alla Tua borsetta /madre/
parlo alla Tua camicia /padre/
ed entro in immagini liquide e fluttuanti
nella parvenza sacra fra una nebbia d’ali
fra ciuffi d’aria fresca disegnandovi
sarà dolce ancora l’atto dell’andare,
l’attesa del momento, l’ansia sulla via calda
alla frescura che scampa … un respiro verde.
Alto quell’albero, amico di ritrovo
– le cime a immaginarlo il cielo –
che l’ombra sua mi dona, la scala sulla valle
/in nome della Tua voce/
chiave nel Tempo magico
eco sul mio collo
brividi d’estate
giro che torna all’anno
…
fra mie braccia vuote
S o g n a n t e
c a r e z z a
cuscino di guancia,
la mia schiena
la tua veranda
Tu affacciati
col pensiero e con le mani
l e n t a m e n t e
d o l c e m e n t e
s c o r r i m i
t a s t a m i
in bramosia e grazia
la nuca
le scapole
l’Anima
l’arco che a te si piega
la scultura di esserti
plasma
Arrivami
in ogni spiraglio
sull’altre due guance
con la tua sete,
nel sentiero
dove pallida
la Luna si riempie
E sei ancora … ancora ci sei
che non ti muovi,
quando apro e chiudo finestre
per rivederti e toccarti
dentro e oltre i miei pensieri
quell’ogni tanto che posso
che poi è per sempre
se il sangue mi risvegli
e mi torni fluente
… d’onde e di sguardi …
i tuoi capelli a carezzarsi
mano nella mano coi miei,
brezza e spezie d’oriente,
Noi intrecciati a una strana corrente
I tuoi capelli di maschio
e guerriero
dalla pelle nuda
dalla pelle calda
dal sentire sudata
che praterie cavalcano
con la forza di Essere
tutto per la Sua femmina
e alla Sua femmina
appartengono …
… non importa quanto duri
la febbre dell’Attimo
S’adduce a passi d’aria
avvolgente travolgente.
Speranze e teoremi
nei versi della sera
a intingere la notte
M a l ì a
È l’estate che va in ferie,
per briciole di scorte d’aria
scappa da se stessa
e qualcos’altro lascia
sulla cieca scena
Un foglio bianco?
Respiri misteriosi
non so da dove vengano
né dove se ne tornino
i sorsi in breve prestito.
Se a fresco sangue inducano
o a calde lacrime
Forse è solo una falena
che un Tizio di lampione chiama
e Io non sento
Un’impazzirla luce innamorata
che non vedo …
… a emigrarmi