Categoria: poesia

Aurora di cenere

Oggi
ho detto addio a mio padre

È stata la prima volta
lì a Lui
che è in addio perenne

e ne ho timore

Forse un’intuizione
che sente oltre la pelle

Ma i fiori sono belli
anche in un’aurora di cenere

La figlia di Ryan

Ho scorso
l’abnegazione per il viaggio
e lo stile
sulla tela alata
dai colori inverosimili,
fra scialli di stupore
e lo stormir d’uccelli variegati

Un chiaro appena livido
luci saetta,
l’aria della terra,
note in lento andare,
ventose e ghiacce nuvole barche
a modellare forme
sopra teste in lotta a sciogliere polsi

/e sopra l’Amore/

Panismo
nell’incontaminato suolo,
orme e bosco,
bianca sabbia e conchiglie,
l’inquadratura
che avvicina
alle ampie criniere dell’acqua

E fra i silenzi spargere
nordico splendore,
rune e druidiche lame,
credenze su chiese di scogliere
ataviche,
brividi che tornano senza essere
andati
dal nucleo più ortodosso
della retina

E quell’Amore
immediato e impossibile,
l’invidia mascherata
di chi in dono non l’ha avuto
e più che la guerra vuole punire,
la realtà
che esplode improvvisa
o meditata in sottofondo
a tuono unico

… come Unico era …
il suo strascico avvinghiato all’Anima
di un film

Ascolto e Accolgo

Ascolto

questa sinfonia che va a iniziare
volta ai piedi dell’inverno
all’apparenza mesta
ma più attenta
agli incavi,
le foglie
in autunno danzanti
simili a fiori caldi

e ancora mi stupisco di quel che sento

Accolgo

sorridendo
una lacrima vaga, timida
sull’indifferenza, forte
del suo pianto
segreto,
tra le mura di un sorriso
scolpito

sotto un tetto di sere

Folti
dietro un velo
astri a suggerirmi
l’impossibile agli alveoli

il Senso Lato che Tutto riveste

A bordo del mio uscio

Schiena seducente
l’elastico arco

Gocciano
derma e pensiero
in voluttuoso tumulto
nel saperti
nel sentirti
mare di stelle
i n c a n d e s c e n t e

e non lesina

le dita
la lingua

… Cupido …

che ti fa maschio
a bordo del mio uscio

Che c’è … che t’ho fatto

Celandoti e celandomi
mezzaluna di tango
agli infrarossi

Lascio i miei occhi
a sventolarti,
Tu possa ricordare:
Che c’è … che t’ho fatto

Nella fonda sera pagaia
una rosa nuda fra le labbra
a mescolarci
l’impronta della mano

tra desiderio e collare

il Tuo incredulo domandarti

Parlarvi

Navigo/ a vita/ fra scampoli
di eterna giovinezza.
Dove sei /io che ero ieri/ e non domani

Guardo col vostro sguardo
e con me vi porto al viaggio di ritorno
nel morbido del cuoio che non vi lascia

siamo insieme ancora
gioie e incomprensioni nei guizzi del creato
sensi stessi e nuovi calzari

parlo alla Tua borsetta /madre/
parlo alla Tua camicia /padre/

ed entro in immagini liquide e fluttuanti
nella parvenza sacra fra una nebbia d’ali
fra ciuffi d’aria fresca disegnandovi

E …

sarà dolce ancora l’atto dell’andare,
l’attesa del momento, l’ansia sulla via calda
alla frescura che scampa … un respiro verde.
Alto quell’albero, amico di ritrovo
– le cime a immaginarlo il cielo –
che l’ombra sua mi dona, la scala sulla valle

/in nome della Tua voce/

chiave nel Tempo magico
eco sul mio collo
brividi d’estate
giro che torna all’anno

fra mie braccia vuote

La Luna si riempie

S o g n a n t e
c a r e z z a
cuscino di guancia,
la mia schiena
la tua veranda

Tu affacciati
col pensiero e con le mani

l e n t a m e n t e
d o l c e m e n t e
s c o r r i m i
t a s t a m i

in bramosia e grazia
la nuca
le scapole
l’Anima
l’arco che a te si piega
la scultura di esserti

plasma

Arrivami
in ogni spiraglio
sull’altre due guance
con la tua sete,
nel sentiero
dove pallida

la Luna si riempie

La febbre dell’Attimo

E sei ancora … ancora ci sei
che non ti muovi,
quando apro e chiudo finestre
per rivederti e toccarti
dentro e oltre i miei pensieri
quell’ogni tanto che posso
che poi è per sempre
se il sangue mi risvegli
e mi torni fluente

… d’onde e di sguardi …

i tuoi capelli a carezzarsi
mano nella mano coi miei,
brezza e spezie d’oriente,
Noi intrecciati a una strana corrente

I tuoi capelli di maschio
e guerriero
dalla pelle nuda
dalla pelle calda
dal sentire sudata
che praterie cavalcano
con la forza di Essere
tutto per la Sua femmina
e alla Sua femmina
appartengono …

… non importa quanto duri
la febbre dell’Attimo

Malìa

S’adduce a passi d’aria
avvolgente travolgente.
Speranze e teoremi
nei versi della sera
a intingere la notte

M a l ì a

È l’estate che va in ferie,
per briciole di scorte d’aria
scappa da se stessa
e qualcos’altro lascia
sulla cieca scena

Un foglio bianco?

Respiri misteriosi
non so da dove vengano
né dove se ne tornino
i sorsi in breve prestito.
Se a fresco sangue inducano

o a calde lacrime

Forse è solo una falena
che un Tizio di lampione chiama
e Io non sento

Un’impazzirla luce innamorata
che non vedo …
… a emigrarmi