Categoria: poesia

In Bilico

Da un campo
in bilico
tiepidamente a consolarmi
senza l’esigenza di parole difficili
posticce di web

… sulla Ruota che gira …

a meditare
di cambuse e crine a varia misura,
della relatività che comanda,
d’ogni campo messo a recinto
pure per la mente più acuta

E non voglio raccontarmi
geometrie tanto per scrivere
né il mistero dei numeri primi
o ingarbugliarmi in vocali e consonanti che dicono il nulla
oltre agli errori d’ortografia

sapendo che il Vissuto
ha l’eliche nel sangue, dentro la testa e dentro la carne

Opera Prima

Un cappello di pioggia
in attesa
incorona solo sollievo

Il tempo
ha scritto la storia
canto nell’aria serena
al cuor della via
fascia di luce morbida
sul far della sera
su tutte le albe che il cielo
mi dona

Io
che Amo
l’essenza dell’ Opera Prima

e resto la Prima scelta

Autunno

T’amo o pio autunno
discreto
sotto il tono
frusciante dei boschi
accesi da fiamme bianche

declinano segreti
le utopie dei passi
ammiccanti e cauti
sul fogliame ramato
e su quel che di loro tremula
ancora in aria
col dono di fermarsi

è la malinconia delle epoche
racchiusa in un incanto
filo che tesse il fiato sospeso

l’improvviso – fosse miracolo-

di un fungo appena sbocciato

Corrente rossa

Coniugherò l’infinito
con la mente e il cuore,
ricamerò su bianchi sentieri
i segreti più preziosi
della mia corrente rossa,
lucente e nuova estate
a labbra di mora

… ieri e ora …

in nome del Tuo nome

il mio scrigno per Te
silenziosa Parola

Domande

?

Vale l’Amore
o vale una crema
spalmata sulle ore del tuono
emigrante

la luce che avvampa
e precede
ai bordi delle chiese
a spendere le preghiere
degli amanti
fiorite dalle mani
dal peso di un breviario
onnisciente …

… e si può stringere l’acqua
oltre il suo bagnato
col sole che le guarda il desiderio
nei mari del non credere

continuando a sperare
la fede

?

Nidi di marmo

Vanno i passi
non assolti da fili

  • eseguono e basta –

Raccontano in silenzio i loro anni
di più
forse alla ghiaia
che pare ascolti
e parli a occhi sordi
l’ insicurezza sdrucciolante
nidi di marmo

E sospirano
intanto
d’essere scampati

  • vivi d’emozioni dentro-

finché possono farlo

L’altra parte

Sverno
il mattino
su spiagge di bianco percalle
lisce come pelle di mamma
che carezza suo figlio

L’eco del sogno
compagna
fasci di sapori indistinguibili.
Qualche stelo ne sfilo
per annusarne almeno un velo

E penso che in fondo
cerco
l’altra parte della faccia …
nel mondo dei morti tornati
com’erano,

il porto che qui non trovi
ma esiste

Naso povero

La Tua mano
è fiore che sfioro.
Ti assaggio la bocca,
il collo a piccoli voli,
un guizzo cercando
del Tuo splendido odore

Ma entrare non posso
nel fermo spazio apparente,
meno di un muto riflesso.
Né bucarlo col desiderio
o con la chiusa degli occhi

/la realtà è implacabile/

Così libero un sogno dalla cortina ferrosa,
e finestre riapro che un poco si vergognano
del loro naso povero

Lupo acceso

Ho un Lupo acceso
alla gola
in punta di rupe dolce
faro e luna ad ancora sveglia
peculiarità di luce
riflessa
in attesa
il cuore d’immenso folle
che la genera

e Tu
che tenero mi sfogli
con occhi ardenti
l’essenza impervia della sete fra le coste
una nudando e poi l’altra …

… da nere calze a rete

Penombra

In fuoco di penombra
mi guardo

cristallino quadro
l’indice sull’Amo
e si ferma quel tratto
e s e m p l a r e
sunto di me stessa
in cui mi riconosco

buona l‘eco
al tocco dell’ambra

Ed eccomi
o r a
fra le braccia del Tuo sguardo
veloce più del Tempo

a ritrovarti

N.B.
ORE 11,24