Meta
Divenire una panchina è meta
di chiunque
Varia il tipo di panchina,
l’apparenza e la sostanza della stessa apparenza
Poi il mare ha uno sguardo unico
s e m p r e
del cielo resta specchio
Divenire una panchina è meta
di chiunque
Varia il tipo di panchina,
l’apparenza e la sostanza della stessa apparenza
Poi il mare ha uno sguardo unico
s e m p r e
del cielo resta specchio
? Vuoi mettere la bellezza
di una rosa d’inverno,
quel fascino che buca il gelo
di petalo in petalo
spruzzato da gocce diamantine?
Prima che il capo chini
nessuno ne tocchi le silenti spine,
sarà il Dopo
fra cielo e carne
a farle tangibili
Ne contempli invece
ora
ancora
lo sguardo avvezzo alla sapienza
fluttuanti ricordi
timidi pistilli non uditi
sfiorandole un cenno di pelle
almeno in un’idea
per capire
quanto una corolla può amare
anche un sole di neve
Un chiarore tratteneva
quell’incendio di tramonto andato
e Noi
si camminava con la guida bassa.
E la salita
che la si sapeva alta
quando il collo s’alzava
radunava a fiotti il fiato
/ la notte era entrata /
Aveva uno splendore strano
brillava pianto la mia gola murata
il sapere di un domani abbottonato
delle albe separate
del sipario strappato
e il mento si lasciava portare
non mancando d’indicare
dove potesse osare il passo
fra estranei occhi di auto
Cercai qualche seme nelle tasche
ma veloce apparve il Nostro semaforo
e tutto il dolce andò a un piccolo cucchiaio
…
a lui lasciai l’ultimo bacio
L’ombra s’allungava
dal pioppeto alla Casa
Era l’ora nuda
a radunarsi il giorno,
quel che ne restava.
Gli arti in simultanea
preghiera stanca
al cielo si tendevano
a quella luna bianca
appena appariscente
alla rete stellata
fluttuante transumanze
… e Io …
fra terra e aria
a smantellare dossi
ad arare campi
col semplice sentore delle mani
Magari
non proprio quel meraviglioso paesaggio
Ma sentirti
il piacere inondare
quel
non so … che … so
a ogni sponda
o l t r e
l’inconsistenza del sogno
e la sua folle ragione
o l t r e
porti d’inchiostro
pagine e guanciali
queste righe
guardarti
toccarti
annusarti
il sudore e la sete
ogni anfratto
d’assaggio
e delle Nostre
gocce
v e r e
p u r e
s p a r s e
pioggia farne
inebriante
che ci viene
di nudità immensi
… ritrovarle …
fra spiagge e mari unica vena
fiume in piena a s g u i n z a g l i a r c i
Voglio andarmene a dormire
su metafisica amaca
accucciolarmi tenera
al mio cuscino balocco
nella trapunta di un rimbocco
assieme a tutto il mio Mondo
di fuoco e neve
Quando giunge la sera
è come se partissi.
Raccolgo ciò che sono
ansia freddo
solitudine astrale
Reco al mio binario
un lampione di sguardo
e intanto sfoglio e leggo
a lume di candela
un poco più lontano
appartandomi
dove le ombre mangiano
pezzi del mio pane
pagine come vengono
dallo stesso campo
Di viaggio in viaggio
mutanti eppure eguali
mi inseguono
mi prendono
sempre più affollate
Non vogliono dimenticarsi
fuori dal mio bagaglio
…
e domani non ritrovarsi
Guardo i riflessi
del cielo sparso sui colli,
è un abbraccio di cashmere
che li raccoglie …
… così come tu facevi
con i miei omeri
cantandomi odissee
d’Amore
Affioro
chiara lieve
uovo magico
a filo d’acqua
Fondale di pesci
cielo d’uccelli
/ sotto e su /
sughero a velo
L’aria lattea quieta,
dormiveglia è verbo
in nido di canto
silenzio perfetto
…
sorgo
rinasco
Via che approda
bambina
al primo pianto
Rompere il buio
di ciò che il respiro toglie
s p o g l i a r l o
un’anfora a soccorrerci
con la sua Anima fresca
al guado
Pulsa una lampada
fra due labbra di mani
e sono carezze reali
schiuse dai sogni
che sapore e odore non dimenticano
presto torneranno
lo so
lo sai
le Nostre voci ci parlano
il Seme e il Fiore