Templum
Allora taci
tu che mi racconti
la storia di un ruscello
e delle sue pietre –
fra lo stormir di fronde mi sussurri
la quiete
l’intreccio di dita e canestri
in questo istante
che nel Tempio del silenzio
Ti ardo
© ore 8,56
Allora taci
tu che mi racconti
la storia di un ruscello
e delle sue pietre –
fra lo stormir di fronde mi sussurri
la quiete
l’intreccio di dita e canestri
in questo istante
che nel Tempio del silenzio
Ti ardo
© ore 8,56
Se a caso fossi scoglio in un giardino d’inverno
-apostrofando tu ed io per arrivare a noi – non saprei che dirmi
pure se ancora ho limpido canto e lo completo con note brune
passionali
chi potrebbe del resto pronunciarsi
-anche se è vizio del fare-
sapere esattamente come e per quanto
le passate primavere aumenteranno
dentro a un SE capitale
e dimmi e ditemi -se un po’ di voce avete all’arco –
dei piedistalli di sabbia
che tutti ci sorreggono a un soffio dal mare
dello sguardo illuso a conquistarlo
prima che l’onda accada
© ore 7,40
Quante le volte
che pronunciai il Tuo nome – e tu il mio-
quello vero –fiato a fiato-
che non ha vetro.
Dentro il volto
vive intenzioni
da sogni scese e da teoremi
per divenire sguardo
per divenire Noi
E in quante vie folte d’Immenso
le camminate
al sole, fra l’ombre tenere
delle anime verdi –
d’ abbracci avvolti
nel comunque dirci
anche nei silenzi
confidenze
e a svelati secreti
rivelarci
le voglie più profonde
© ore 9,30
S’adunano improvvisi – da coltri distolti –
brividi
a spina di pesce
dorsi
si moltiplicano salgono spingono
penne invisibili
per sul primo spazio bianco
imprimersi
d’inchiostro intinte le dita
è un’esigenza strana
l’astinenza assetata
volta a candida vena
l u n a r e occipite glabro
il perimetro
e Io che sono presa
-non quella – ma Altra
d’orgogliosa altra materia –
elettrica mi guardo
stupidamente stupita
malattia che non guarisce
g e r o g l i f i c i
© ore 9,10
Saliamo
Io e il fiato
rampicanti
immensa boscaglia
pungente l’intrico incrociato dei rami
pochi spazi ad aprirmi.
Ma c’è una stradina annuita dall’erba piegata schiacciata
qualche pietra a stordirla – e posso andarla
Saliamo ancora
Io e il fiato
rampicanti
ed ecco lo Spazio
sguardo smerletta su cielo azzurrite
nuvola piccola bianca a far banco
ghirigori d’ali svettanti ovunque e accanto
canti si spargono
Entriamo
nel Maniero fatato di vero Creato
che ha torri affacciate
sale camini muri stucchi arcate –
punti fuga inseguirsi convergere stacchi
metaforiche allegorie
Tutto a incontrare un venire
e l’aria di dolce donzella si segna
che l’oriente intarsia e finimenti – sul poggio
smaglianti cavalieri alla vallata protesi –
cuore e pensiero l’affaccio che avvista il Suo destriero
per poi sentirlo bacio esaudito dove scorre la sete
Valevole
l’importanza mossa su un vaso fermo
Notevole
quel senso complesso di cui il Viaggio abbisogna
l’inequivocabile Essenza che ogni passo lega a una meta
e questo fiato pian piano a colmare il suo passo con Me
© ore 7,40
Sì,
saprai dove trovarmi
Qui,
Tua Orma indelebile conservo
e tutte l’altre radunate assieme
t’aspetto – nelle mie stanze vieni –
appena lo vorrai
potrai calzarla senza fretta
accomodarti dentro l’anima
ascoltare come canta la mia penna
pelle a pelle
Mi assorbirai parola per parola
e uniti vibreremo tonalità segrete –
ché ormai Tempo più non serve
nemmeno alla rovescia
… e mai saremo così veri
© ore 7,00
ogni Dì è LA
spontaneo
atteso
eterea vagheggiante cannella
in dipanarsi
all’alba annuendo
strano alone da notti
viaggiate
Acidulo dolce
fantasioso intarsio
strascico
filigrana rilascia
catenelle da acchiappare
pendule
goccianti fiori di campo
tante stille tintinnanti
la grazia
il silenzio
dove io possa entrare
a dissetarmi
sul palco più nascosto di un petalo
© ore 6,11
Qui adagiata
solo un lobo –alto-
farfugliati scalpiccii e sparsi rumori
Più immerso l’altro
connesso -agli ultrasuoni- scorre le notti.
Vivi pensieri e pensieri moribondi
nel giorno chiaro di nubi cotone
Mi sentirà la pioggia coi suoi lampi e tuoni
e Tu
che medichi l’avvenuto fra Noi
dipinte parole in unico cuore
senza profferire guarigione
circumnavigando il succo del Nome
… come quando sei dono di labbra
dolce piano a carezza
queste parole assaggia
mentre mi scorri
denudata anche da veli
Sì, leggimi
nel paese dei desideri
insenature che grotte hanno segrete
e l’intenso cavalcarci
gustiamo assieme
su quel lago d’uva piena
senza lasciare pendula alcuna tregua,
i treni passati tornati presenti
Poi – fra le braccia di un pensiero –
la mia Chiusa tieni stretta
affinché non abbia più freddo
© ore 6,39
Viverci
dove siamo stati
corpo e anima
nei ieri presenti
nei futuri passati
farne sentieri
parole idee desideri
a s s a p o r a b i l i
ascoltando queste mani
implorare il loro dirmi:
Scrivi – a perduta mente –
scrivi
esci
con tutta te stessa
e vivi
ciò che non potrai più vivere
© ore 9,10