Categoria: poesia

Finché il sole non mi bussò alle ciglia

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Sotto l’arco di un sogno
s t a n o t t e
lo stesso sapore _
vere onde
stropicciate lenzuola

Una zattera a bordo ci salvava dalle rocce,
picchi beccavano tronchi al fico del tuo estirpato
brolo

/ sulla sdraio, mio libro a baciarti le ginocchia /

Si accettavano sfasate orme, status quo
con mani forti;
inastando ammainate costole
s’esprimevano vuoti gusci a piene noci;
trattenendo ripensamenti
cartoni volavano come preistorici uccelli
in luogo di persiani tappeti

Ma quel vorticoso vortice
che pungendo scriveva dicendo troppo
non intaccò pareti di vetro, le schivò invece

Mi dicesti: L’orologio è matto, rimani!

E rimanemmo nel velluto della notte indomiti alle brame,
nei nostri vicoli con l’Amore riapparso fra le braccia …

… finché il sole non mi bussò alle ciglia e non mi raccontò dell’alba

© ore 7,52

Geroglifici

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Cosa rimane del suono e del sapore,
dei bambini in frotta nelle piazze
sudati d’infinito,
delle finestre che ridono col corpo dipinto
per sciacquarsi a una fontana di pigna
appena aprono lo sguardo

lo chiederei alle dita che s’ostinano a scrivere
metafore ardite

o a un dito

all’indice – ad esempio – che intima il silenzio
e poi si incontra con la lingua
appena mi immergo nelle pagine che mancano
passi proibiti

e inizio a leccare geroglifici

© ore 8,30

Incompiuti

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_ Pensavo _

non ricordo quando, forse a più tempi,
lampo passava inseguito da tuono tremendo

Tu ed Io
opposti al Carro su moli diversi,
l’impossibile divenuto possibile:

Esseri di poca fede che non volevano credere!

Ci distanzia il campo dell’universo.
Ma anche chi dal corpo esce
può divenire astrale certezza,
completare l’incontro d’un sospeso
m o s a i c o:

Ce lo avevamo promesso!

Strani e sgocciolati sui tetti,
rimasti a miagolare sangue trasparente,
condannati solo a leggersi nei muri di una scatola
al verde.
Tra la gente _ soli _ che non possono splendere
pure se incollano l’orecchio a sguardi di vetro,
o parlano consumate cene d’osterie piene
spezzettando ostie di pietra

E confidando in Guaritore tempo


affidata ogni ferita al cammino inedito


annaspare nel vuoto della Nostra stanza
sentirci incompiuti in altro dubbio amletico

bacio a bacio … con la cenere

© ore 7,58

Dal Prima che veste firmato Nebbia

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Quanti momenti ci sono e quali
cercati capitati o altro di cui non sai _
uguali e non uguali
per sé stessi o perché rivolti … .

Ognuno ha un Tempo
la necessità di averne uno
se si vuole esistere

ed esistere è quasi bello

deducendo l’intuizione, intuendo deduzione,
mezzo schiavo del Dopo che solo fa guardare
il viso della vita fuggita
movendo desiderio di tornare ancora

a quel Prima … .

<> <> <>

E un Cerchio si morde la coda

d’inguaribile malinconia è nuvola
che veste firmato Nebbia,
indeciso tra un lampione pensoso
e una luna febbricola

… b r i l l ì o …

nel nucleo del sistema
cuccia di un nido dai mattoni in petto
rossi come nei miei vicoli _

e altro cuore, altro amore d’altro Tempo
facendoti quale sei

rollio che è branda sulle mani
saltando da bambini

scivoloso tocco nelle tre dita a destra

di un numero primo.

© ore 9,16

Magica

Nessuno sa
Nessuno sente

Sola, eppure a te vicina

Ti scelgo o musica
la nostra musica, d’astrali accordi tu mi sei

E se

anche provassi a immaginarmi
non ci riusciresti
in questo splendido momento che splendida torno
al luccichio degli occhi
accanto al fiume sacro
dove per una volta fummo nostri

……… Magica …………………

nel migliore dei momenti
ho sciolto i miei capelli

lentamente mi svesto
una spallina e poi l’altra
liberi i morbidi seni
così come ormai non credevo

e più mi scaldo
più musica posseggo

……… … . ……………… … . ……………… … .

sinuosa forma
ha sound che cresce

muovono lascive ondefianchi, ventre
fuori e dentro …… vai e vieni …………

e mentre le cosce allargo e ti contengo
Tue son le mani che m’accarezzano

la profondità dell’estasi

© ore 7,51

Il Ramo ed Io

Dalle rose che ti tolsi
Ti lasciai
ramoscello innocuo
e modesto
a meditare

Febbraio corse
coi suoi giorni corti
ed ora a marzo tu esisti ancora

Il caso volle
si prese l’attenzione
l’ultima volta della nuova acqua
così che vidi le tue foglie auree
zampillarmi l’aria …

… e qualche timida _ fra loro _


vivido verde germogliarmi

in dono

© ore 8,31

Cardæn°

Verso zone meno impervie dovresti emigrare
come comanda la tua specie


Tu indomito e sentimentale
ti dondoli e destreggi sul ramificato ghiaccio
del legno transeunte _ acchiappando _ trasparenza

l’u l t i m o fuggente

Intorno si tace: è cartolina di neve

Forse hai pensieri _
gli umani che ne possono sapere!

Non ti occorrono formule per volare
e misurare la bellezza del salto,
con precisione balzi sulla giusta meta

Ed è bianco, sì è bianco il prodigio che ti fotografa e ferma
l’inverno magico incompreso,
col fiato invece caldo _ letto _ da una fiaba che in lui rinasce.

Ed è rossa la mascherina del rosso tuo pulsare
quel cromatismo ideale,
bruno sfumare a dorarsi su l’ali

Da talamo dormiente tra poco volerai se vorrai ricominciare:
lo sento negli ori delle nari _Io ch’eppure su carta odo respirarti

e con Te m’immagino volare … dallo stretto … al lago del mio mare

° Cardellino

© ore 8,44

From a Symphony

Perché pioggia mi muove
appena alle tue note giungo
… dimmi …
se è insulto o prosieguo d’amore
questa sinfonia che si compone

Vado al bandolo delle cose
all’inizio di un come _ eroso _

tutto sfugge all’ansito del Nome
adagiato sulle mie mani vuote
e corro e salto crome biscrome

tonalità enarmoniche
schiudendo lo spartito del palpito rosso
a violini e pianoforte

tamburellando meridiana e metronomo

in aulico tono, tra candide organze
fluttuante, accesa da fulgida bellezza.
E nel nucleo dell’enfasi, scrivo accordi nuovi
e più non voglio saperne
del dubitante se di quel sé _ a cui
non importava il poi
ma solo conoscere quale fosse il vero volto

Così pioggia si commuove

cede fresco respiro nuovo
alla Me ammantata da nuvola acquea
cipria divenendo liquore _ pura Arte _

su quel corpo ch’era fuoco di passione
e Tu chiamavi Passiflora

© ore 9,44

Ciò che sta oltre il cielo

Fu un momento
_ durò anni _

Eppure contano gli sguardi
che si mancarono e contenevano il mondo:
Iperuranio scambiato
Radiazioni impresse negli occhi

Quante lezioni s’imparano senza risolverle?

Non potevo tornare alle antiche suole
scavai però un percorso sulle strade delle memorie _
solcai con loro libri e fluenti calamai per non venirmi addosso
filai concetti intrecciati a mani nuove
conservando l’amato sudore su fili di stazioni

e lì mi vissi d’uva succosa.

© ore 8,20

Hypoteínousa

Ci sono storie d’amore concluse
che non si concludono _

e impresse lasciano pagine nell’intime
pulsioni
e qualche traccia sulla bocca

Sentimenti bruciano
tenebre e aurore,
o glaciali e sereni giacciono
abbracciati a magnolie

La penna intenta, ambidestra a condurre
scompone in base all’umore, cerca
una strada migliore

Io leggo e rileggo, smusso acuti
e dadaistiche rosse performance,
sotterro e dissotterro, invento ipotesi
fantasticando quanto fossi Ipotenusa

Cerco saldezza _ insomma

siepi che sfrondino rami inutili, e di più gentili
ne germoglino appaiando parole a pensieri

e Me e Lui assolvano
mentre spolvero ricordi per svelarne il vero volto

e il cuore in gola spera in un’ultima gioia

© ore 10,47