Autore: Maria Pia

Né come, né perché.
semplicemente mi esisti:
mi sei.

Dentro ogni papilla la linea trapasso
che la mela divide
e innocua appare sull’innocenza del mare
senziente al cielo.
Dorato sole , latteo rimando la notte.

Tu sai …

dei confini che abbisognano del derma,
d’una luce che suoni oltre timpani celesti
l’anima liberando dalla valigia
sul giaciglio di paglia del momento.
Non dopo
a pugni chiusi e vuoti.

Ma ogni respiro ti conferma.
Strada dà al destino
alla via immolata in suo nome
all’acqua che la memoria abbevera
ai sensi baciati dalla porpora
anche quando il cielo plumbeo ingoia i suoi ricordi
e pare che tutto se ne vada.

Uno e Una
Noi …

col tatto consapevole
di quanto immateriali siano le nuvole

piovano o non piovano.

Aforisma del Prestigiatore

L’amore nasce, l’amore campa. Distrugge e cambia quando finisce senza poter finire.
Fa vedere ciò che non vorresti …. trasformato in ciò che vorresti.

… sotto il tappeto

Nascondere la polvere sotto il tappeto … è cosa buona a Tempo:
finché non se ne aggiunge troppa … o non viene un colpo di vento!

Le guance dei fantasmi

Puoi crederci oppure no,
dal balcone che s’affaccia
stendere un sorriso.

gli occhi sono porte
se ancora hanno una briciola
di sguardo.
e in sottopelle
quella lama umetta, via raschia
da ogni legno.
trucioli diventano i giorni,
e lontananze.

scorrono le strade del Regno
e asciugare non possono
le guance dei fantasmi.

BELLICAPELLI

… e indietro torno di molto.
sogno non sogno,
nella notte di un giorno
che epocale vela e veliero trattenne.

al corridoio lucidato a c(’)era
ora solo fra fantasmi e vuoto
in quel fronte del porto
che scompigliava maree.

a un tavolino al molo ritorto
da due caffè neri e bollenti,
silenziosa l’ansia sulle guance,
lo sfioro della chimica odorosa.

le mani indugianti l’una nell’altra,
gli sguardi su portali abbandonati.
con te ad invitarmi nei tuoi viaggi
col sorriso del mondo.

e io a portarti con me oltre le falde del tempo …
… dove uccidono i ricordi.

A DISTRUZIONE INTATTA

c’era ancora qualche spicciolo

in tasca,

la  voglia di per sé,

l’intento di gustare e di gioire

nel giorno alto

l’allure della sera.

e c’eri Tu planato cielo

a riversarmi acqua di parole,

a carezzarmi ogni respiro.

luce a intarsiare l’ombre

nei brevi tratti che le mani

 univano.

Ma un non coraggio aveva il tuo destino

per ritrovarsi Forza assieme al mio

ed emigrare.

così che treni passarono e sfuggirono

calpestando mondi

accatastando anni.

E ora che un filo di voce ci fa panni

ti dico che non credo a Lazzaro risorto,

né al solitario suo percorso su nostrane Ande.

ma al foro che fa buca nella notte

di uno sparo.

e tutto nel midollo lascia come vuole sia: 

<a distruzione Intatta>

Luglio 2019

l’ARIA CHE CI LEGA

è appena il caso di …

o forse no

che mi parlo un po’ da me.

forse ascolterai

nell’aria che ci lega

e tu dicevi stessa,

molle  firmamento

in questo tacito momento

che si fa collana ad altri.

un brindisi doniamo

alla voce che dispare

come essere mai stata.

rimbomberà alle orecchie

l’elemosina del suo suonare.

BRUGHIERA

so quanto tieni alla Brughiera

che ti aggrappi ai suoi arbusti e alle sue labbra.

hai bisogno di sentire ed ascoltare

dritta schiena  enigmatica,

disegnarla  e venerarla,

di avallarle nuova manna.

e non  vedi gli acquitrini che ti affossano le gambe

il bastone che comanda e dirige la tua strada.

PER SCALDARE QUESTE MANI

in dissolvenza  va l’impeto di  scriverci

che in lungo si vestì e stanco ci compagna.

pallottole spuntate le parole gravi,

secchi petali quelle dolci e profumate …

sa la pelle che abbisogna  d’acqua.

così prendo quei vagoni dell’andare,

il loro viaggio a chiuse porte,

i paralleli sogni che non trovano stazioni

o un avamposto di riserva …

per scaldare queste mani.