Autore: Maria Pia

Luce d’inverno

Si spandono l’ombre
d’ogni qualunque
frapposto al sole.
Nell’arco del giorno
d’attimi oblunghi,
nell’aria gelida
che riga le ossa,
calura velando l’estate focosa.
E pare che tutto non muova.

Guardo quella piazza e l’ora,
la sua Luce d’inverno,
e quei passi sento
su pallide zebre.
Ma non profano cuori
né luoghi di memorie,
ché all’alcova d’Amore
mai s’ha da imporre
nemmeno lo scarto di un’ oncia.

Così che nel vano m’ accogli
come io ti accolgo,
in un lago di carezze

… Nuda …

a mente
nel sogno che travesti
mentre sposti gli accenti.

Mistero

Tutto mi sa di Te
… che sei mistero …
e di penombre nutri i miei pensieri.

Ti colgo
grano in ogni giorno
a dissetarmi le notti.

I luoghi dove vivi
guardo coi tuoi occhi
dalle stesse ampolle …

… e i luoghi dove vivo
e tu mi avvieni in voce
vesto del tuo corpo.

La sorgente

Acqua di sorgente
che allegra te ne vai
nell’impeto delle piccole onde,
in liquido cristallo scorri
tra verdi bordi e boschi
pietre oltrepassando
linee dritte e storte.
Limpido grembo hai
mentre ti sciogli,
la forza della gioia
a rimirar colori.

Vita sei che si racconta,
in te si riconosce.
Stessa sembra l’acqua che dentro ti porti
e alla foce conduce
tutti i figli del giorno con la notte.
Ma ogni particella in sé reca diversa storia.

Sa chi ora posa su di te gli occhi,
sapevano coloro a cui ormai non scorri.

Fra le mie cosce di seta

Quante parole dette
scritte
… sulla pelle …
vincolate al sole e alla neve
alla pioggia che giunge improvvisa
e stretti ci ritrova
e rari
nell’abbraccio di fiati
nel sapore di baci
rifugiati
in momenti d’eterno.

Si liquefa la sete
fra le mie cosce di seta
dove mi scivoli
la tua fonte di perle.

A cardini tenaci Noi restiamo:
oltre la caniglia° che ai suoi lanci torna,
nel tepore d’un camino acceso
che lingue e fiamme zampilla
mentre Noi ci assaporiamo …

… poro dopo poro.

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° crusca

Per il troppo che preme da dentro

Questa è la sera che chiude la vita di un anno,
e il Vecchio s’uccide come è stato con gli altri.

Si ride dunque alla morte
e si brinda?

Non posso pensare che tutto il passato finisca nei botti,
tra lazzi e schiamazzi,
in vetri ricolmi.

Ma io cosa conto?

E torno al mio sguardo bambino di stelle disciolte
al momento già triste, al pensiero di ora.
Scrivo e cancello
per il troppo che preme da dentro
guardando il rosso sipario in attesa
appeso nell’etere.
Il suo spesso velluto che chiude e poi apre
a repliche nuove con speranze sicure del Niente.
Mentre l’acqua che scorre
ogni ramo percorre dei palmi,

e sotto i piedi d’ognuno non aggiunge …
ma toglie.

Con tutta la mia sete

Mugola l’onda friabile all’aria,
scoppi di scogli
zampilla.
S’issa la rete
dei miei pensieri
con la fatica di vivere
bucati respiri
nella notte del giorno.
Tra monti d’abissi
lontane lampare
splendono ali,
l’umana sicumera sconfiggono
solo in un’idea
a ricamo della luce e del vento.

Specchio che specchi
l’acqua del pianto
< ti prego>
non voglio più bere.
Io che nella gola del lupo
indarno m’incarno

con tutta la mia sete.

Mentre l’ombra la faccia ti ricama e tremi

Timido passo avanza.
Nell’ecclesiale aria
in note di preghiera celestiale,
timore ha di respirare …

… e l’arco di ali
appare
nel mondo alle pareti,
cielo e oro
assieme
che luce abbracciano
sognandola purezza.
Tra colonnati marmi
il colore
parla,
ha verità trascendenti
e nessuna fuga in petto

<>

Ma digli dei peccati tuoi
ora ugualmente
che solo son desideri,
mentre l’ombra la faccia ti ricama
e tremi.
Alle tue penitenze attendi
anche se sai
che non hai rubato il seme.
Manco fosse
delle mele il tempo,
fruttato da mungere
nelle stalle più segrete …

… ché amando mai
si è colpevoli di lance,

e tuttavia ti prende

tutto l’estro e l’esistenza.

Non so

Non so
di questo andare a onde,
d’ogni messa a muro
ognuno al chiodo suo
(Né se l’Amo
copulato il punto
per sempre sarà tale
in un sempre di sé
che ignora dell’attimo
la fuga)
.
So che l’anima tua
mi fa ancora sua
e ogni goccia spalmi su di me.
Dell’abbraccio che c’incrocia
rei di una miniera di gioia
a labbra uniche
.
Ma non chiedere alle nostre mani
che anche nel pensiero si stringono
quale è l’una o l’altra

quando viene l’ombra.

(20/12/2014 08:05:21)

Col respiro che ci abita

Oggi
per Te
io levo questo canto
non dilungando righe
dove Noi possiamo l’universo.
Ché sui tasti della vita
il destino ci ha scelto
Tu e Io … insieme.

Quanti gli anni nei limiti del Tempo.
Le storie , la passione, il sorriso, il pianto
le traversie e le vene del nostro sangue denso
i viaggi vermigli del giglio e della rosa

<Quanta la sete …
la Tua voglia di Me>

Amo le tue mani rassicuranti,
lo sguardo che veleggia l’Anima,
i fatti che ci vestono la vita e realizzano parole
nella polpa delle labbra
senza tema di coriandoli.
Così come la carne intessuta nell’andare
va sull’acqua limpida dei passi
che ponti non sprecarono
(ma amai anche quando da terra sollevata non ebbi più da chiedere).

E ora che volti siamo verso una conchiglia di pace
e il cielo riverbera le spalle …

… non poco è il ricordare col respiro che ci abita.

Dentro quello sbaglio

Non so

se la formula
risolse l’enigma del perlato,
se si trattenne
dalla soluzione
il cavo.
Ma perdurava quell’incanto
appena pugnalato
strapazzandosi nel miele aspro
le dita appese su ciglia bagnate.

Valeva forse il bosco del rimpianto
almeno un euro bucato?
Come quel pettirosso con il becco
basso verso cieli in bianco?

Così da domandarti quale giusto fosse
dentro quello sbaglio
occultato dietro l’angolo
a rattrappirsi fino allo spasimo …

… semplicemente scambiando il Personaggio
con la persona a Te più cara.