Autore: Maria Pia

Sulla Via dei Venti

Andare –

dentro un mare di luci fatue
come fosse altro tempo,
un nuotare in mondi fatati

E rivedersi
ingenua vestale
attendere giochi sopra il letto,
quel richiamo
del nome sotto la finestra,
ebbra entrata in sale danzanti

Lasciare cibi frugali,
e imbanditi da gusti desueti nutrirsi
d’auguri tanti, d’abbracci alla lavanda
affollando agrumi fra sorrisi bianchi
per credere all’essenza
scibile della Ricorrenza

Senza pensare che di più s’uccidono i maiali
e ovini e alati:
carne e sangue in nome d’una stella santa

Noi
che fummo pupazzi fatti in endovena
di ideali sogni,
inventati eppure veri –

pupille
di uno scatto sulla “Via dei Venti”
immortali davanti a questo sguardo

È natale, è natale!

Finalmente era natale

© ore 8,51

Ciambelle

Le speranze sono un po’ come le ciambelle … non sempre riescono col buco!

Anzi, spesso lasciano brucianti sorprese sulla propria pelle poiché l’olio schizza come gli pare, e al destino non importa né del passo né del piede.

Non mi sia dato mai il pensarti°

… mentre mi percorri le vene
e labbra si fanno alcova di baci.

Ho ancora il Tuo sapore sai
-che mi soggiace-
supina in sprezzo alle vesti.

E singhiozzi di luce mi prendono
al non appena delle nostre melodie
nascosta alla fuga.

Fuori mi nevica.
-Nevicami Tu-

Di tiepido bianco
intingi sul mio corpo
pennello di sinfonie.

Fammi Tua Tela …

/che nell’immenso dei ricordi Ti resti/

°

Dal mio ultimo libro:
“Non mi sia dato mai il pensarti” –

TRACCE ǝ OMBRE ed. Anno 2024
(Copertina in Sez. Libri)

Sotto merletti di neve

Se ti abbracciassi e tu mi sentissi
senza proferire null’altro che il Nume delle foglie
nell’aprirmi rami e varchi al mio venirti

sul sublime tuo tronco

diverrei Albero
a te uguale o simile
in questa vita oltre il mio io
in essenza e forma

quale tu sei


qui adesso ora
mentre ti scivolo
su bianco suolo
con inchiostro finto
scevra da sicumera

O diverrei terra


dove pulluli a piene vene
tondi condotti nella corteccia
radici d’oro verde
per suggerci l’aroma
lingua a lingua
sotto merletti di neve …

… fra spiccioli chini in cerca
e ciglia di resina taurina
sapendo che l’inverno
non bussa ed entra

E mentre si sbottona
il suo cospetto sa di piume nuove

© ore 13,32

Veste di vetro

Nell’interno remoto
di un concetto portato all’estremo

t o r n a n t i

si snodano da atti montani –

si scindono sentieri
in gangli pronti a connettere
paesi e pensieri con fragole accese,
dune venose e arterie,
storie montate a cassetta
su carrozze senza destrieri

E il sole mi suda in silenzio
m’imbuca raggi sul nerbo dell’albero

Io guardo
Io spero
sogno di sognare il vero

tornando comunque alla terra,
su questa terra che stringo in un pugno,
scorrevole d’acqua secca

… tra essere e non essere …

Clessidra
che sempre si veste di vetro

© ore 9,32

Pirati

S’espandono
sulla piccola costa dorata
onde farfalle –
corre la spiaggia
a proteggere
Faraglioni che non proteggono

Si sgretolano così
alle intemperie
veloci o lente
manicure di sabbie
dedite al tedio,
monotono languore espanso
da poeti maledetti –
e cangiante
allo spettro dell’apolide caso
si spella l’attesa
dei nostri tartari
adoprati su marosi deserti

Pirati, strani pirati,
indifferenti arrembano
nel limarsi le dita
su patiboli ineguali –
c’hanno ciuffi di speranza
strappati a nuvole svagate,
evasioni nullipare
da mettere in forzieri,
fumettosi pensieri tanto per ./.

E all’occorrenza, quali stelle,
contro correnti stanno a guardare
come bene si muoiono in miniera
il concreto e l’astratto

… vinti dall’amo …

e dalla pesca
che mordono nella breve estate

© ore 7,57

Eagles

Dove non brillano palme gentilizie
all’estremo nord del sentiero …
vento ~ pioggia ~ gelo
schiaffeggiano scogliere
e il mare non ha sale sereno

Sono momenti > lunghi momenti<

e meno lenti di ieri

p r e …
… c i p i …
… t i …
… a m o

S’era riscoperto liceale rivo,
l’estremo dire e rivelare
confidenze rare,
la coincidenza delle madri
fino all’infanzia ch’eravamo

E meraviglia più volte acchiappava
nel petto pieno d’affluenti affanni,
malgrado istanti supini a ritagli
avvinti da un vento magistrale –


avvolto il nudo estremo del collo freddato,
agnostico e incapace d’assaggiare
il tepore della sciarpa che stringeva
in mano

Impossibile dimenticare –

e perdonare
quel tutto volatile

ora che dirmi Amore è fuori tema


ora che dirmi Amore è troppo tardi

© ore 9,30

Di more e mirtilli

Era

riprendere la storia
e filo forte

trama e ordito –

dello sguardo
a stupita memoria,
il sorriso attraccato
quale baia del ristoro

E di più erano gli attimi
che alla lingua appartenevano
senza uso di parola

… gola a gola …

i giochi scandire dell’amore
nel bosco con respiro nuovo
come fosse interezza
il moto nella piccola gioia

… corpo a corpo …

la nostra incompleta persona

© ore 8,28

All’ Hotel California

Quanti anni hai,
e quanti in resto me ne dai:
breve o lungo, un viaggio è

Ehi, dico a te!

Tutto casa e fossa,
re nelle patrie galere –

dei miei fianchi tondi
che danzano ombelichi mondi,
ritmiche genuflessioni
per succhiarti fino all’osso il cuore;

dopo una guida stolta
e un tuffo all’angiporto
dentro la nostra notte
esplosa a liquefatto sudore

Ehi, dico a te!

Sotto i raggi del sole
su catrame molle
reo d’una luna vuota

che dopo un impatto folle
mi racconti di miraggi morti …

… da cui non potrai uscire
nemmeno fossi cielo in specchio
sul mare delle ombre

© ore 16,18

Alla Patria dei miei anni

Calda, calda placenta –
accoglimi, ispirami.
Fatti culla tranquilla, nido
sull’albero verde

Ho paura d’uscire tra estranei dipinti,
sotto nubi di cenere non farmi piangere

Verso bagnasciuga oso sentimenti –
a chiuse palpebre
ricordi che non voglio spegnere
pur se s’infrangono sulla mia pelle
lasciando graffi indelebili

«Quanti fogli vanno a sprecarsi
che prima erano bianchi e inconsapevoli
negli autunni accumulati
più che le primavere,
nelle estati bruciate su spiagge di sale,
negli inverni che mentono la neve
ogni natale
»

Ma ciò io lo devo
alla Patria dei miei anni,
alle mani che vogliono svuotarsi,
alle lucciole sacrileghe estinte
dentro siepi nottali …

… finché questo corpo
non mi assolverà aprendomi le sbarre

© ore 10,31