Autore: Maria Pia

Ruota

E ci ascolta invece insonni


/ la notte perpetuata a fogli /


l’unito fiore diviso da paralleli mondi,
quel che la luce non comprende

né diffonde …

… ma che nel fondo il sangue accoglie
d’un gattino maciullato dalla Ruota

sui suoi mattoni rossi

/ ieri come oggi /

stretti gli abbracci nella terra stretta
sapendo che non ritornano.

© ore 7,27

Di More e Mirtilli

Leali l’ali tue e mie –

tono e sottotono
da bosco e sottobosco

/ in pieno Borgo /

a pelle rifiorita
riassaggiar
l’estate
di more e mirtilli

appena colta la raccolta


sbrodolarci il succo
dappertutto
sbocciando mani

bocche ed altre cose

… suggere a suggerci …

senza spendere domanda alcuna

© ore 7,59

Sequenze°

Chiocciola medita
sognando fate verdi
e quieta transumanza –

appesa

tra l’arido terriccio e l’erba incerta
vede perle di collana
sentieri volti all’acqua

e cova la speranza

anche da un treno alla fermata
d’un’immagine

che non sa se lui arrivi o parta


/ quando era ancora ieri /

e l’alba splendida s’alzava con occhi di rugiada

°
Sezione Immagini

© ore 7,26

In Nuce

Nel ruolo tacito di un sentimento
scrivo
e metto da parte

strano frumento

sarà lascito secco
senza scenari né applausi –
mondo da pianto friabile
e per questo più vero

il seme dell’acqua

in nuce raccolto
e solo pensiero rimasto
tra treno e binario

ultima goccia in valigia
che porto con me

© ore 6,40

Il DADO

Quando il DADO è tratto, si può bere il BRODO anche allungandolo sia in casa che in teatro … galoppando nitriti e glutammato con la stessa bocca nelle varie tazze.

TanKa

Iridi in fiore –
a lume di candela
scintilla l’Ora

Conchiglia la tua mano
scopre cose nascoste

© ore 8,50

L’imene di una rosa

Muri e lenzuola da dipingere
sognando il bianco … che più bianco non si può

No, non cesserai di colorarmi
bianche lavagne speziando di semina acquea
il colle vivente del mio ventre –
nemmeno incendiandomi appesa lì dove sai

Svenerai invece
quel piccolo gruzzolo compianto
di una sera intoccabile

apicale – su guancia sdraiata
quell’una che sfuggì
e chiamammo lacrima

Ricordi?
La leccasti –

dal dentro del collare
il raggio fu breve ciliegia fra le mani

l’imene di una rosa
troppo preziosa per poterla amare

© ore 8,34

Sidèreo

Vederti
ovunque pensiero al mio pensare

E ieri
com’è cambiato –

sapevo e non volevo
su quel viale
confabulando al passo che tornava a estate
le nostre voci
insieme a raccontarci

Seduta su gradini
mi riparava il cielo

… e mi bagnava il mare …

l’assolo di un’ombra solitaria

la voglia di ricominciare

© ore 7,59

Fato

Dove volgere lo sguardo – non comprendo
se poi un riflesso ha momenti di luce vacua
a compagine
amata e denigrata

dipende a quale guancia
si volge il guado
e transumanza rimette i suoi peccati
con uno schiaffo

da quanti vetri
che il cielo piove e sparpaglia tra stenti
mitici e vani

se ci sarà il più grande
sulla più piccola guancia
che raccogliere possa
messi
d’ogni passo sprecato …

… allatterei allora il Fato
che mi ha odiata

per farne fiato del mio sangue

© ore 12,14

Capinera

C’è valle argentea a profumare oro
nell’arco vitale del mio Cielo,
qualche schiuma serena l’adorna

L’ali apre al primo mattino
carezzando iridi profonde,
quel tutto che appare nuovo giorno –

poi s’abbraccia il petto
e distende il dorso

/ fosse volo /

Ha ancora l’ombra del sonno addosso,
e il sogno
a vagarle sorsi di confusa coscienza

/ non fugge, né aspetta /

nell’attimo solo
fresca è l’aria intorno,
sguazzo chiaro in pieno volto
il ricordo del tuo sapore

– ora sa –

delle cose sperse in cose fra nebbia facoltosa
del suo Io preso per i capelli …

… che non occorre credere per Essere
uguali e diversi in una nube rosea

© ore 6,59