E i roghi … avvampano di fiele
Quel punto all’orizzonte
incauto e rubato,
reduce torna da rinverdite pagine:
è l’ossessione della sete a comando,
lo sfoglio di memorie antiche
che dalle mie onde prende
e morde acqua
<>
Scene perse senza mai trovare,
che non lasciano sculture
né gingilli in canterani.
ma tracciati erosi ed erba finta,
l’illusione albina d’una luna piena
che mai ha avuto un posto
a tavola …
… mani sono , dannate mani,
di colorato pongo a farsi regno.
fobica esigenza d’inventarsi
tra eunuchi uccelli saziafame,
in verità abissi ciechi dove relitti
tacciono dorsi d’alberi
spezzati
<>
E si spiaggia l’Es senza equo attracco,
l’incarnito nocciolo nella trachea si spacca
solo per riformarsi in pesce putrefatto.
carità chiesta a cadetto palmo
da un ventre cavo dall’utero in calo,
l’urlo spannato in faccia alla caverna
ad affossare il suo mandato.
Lì, dove il tramonto è anemico per sempre
e i roghi ogni notte avvampano di fiele.