In Via della cieca Notte
Dolce mio inverno
emerso dall’autunno
saggio e canuto
Tu non hai grilli per la testa
sparsi alle tarde sere
né cicale civettuole
nascoste in mezzo ai giorni
non esplodi sinfonie di fiori
spandendo promesse da germogli
dalla brina facile,
l’arso e il rorido calore
il fiato umbratile delle fronde
ma quel fiume da cui nasci
ha guizzi d’oro
l’argentea sapienza delle coltri
con echi che rimandano a ritorni
Tu prendi fiato e riposi
bianca calma
che conforta
la palude dei torti
sperando fatiscenze
algide
a nudità spoglia
per rinascerti la forza
mai chiesta in dono
nell’ Eterna Ruota
che nessuno vede e riconosce
© ore 9,19