Concerto
Incespicava:
in fronte la tormenta,
porte d’aria violenta,
gelido fiato di nebbia
E oltrepassava
C’era tanta fame da tagliare
zuppe in calde scodelle da sognare a cucchiaiate
nidi pigolanti dentro osterie filanti pance grasse
tovaglioli unti e svenuti su singoli bracci.
E le beveva quelle vetrate dalle insegne sventolanti
il suo corpo imbacuccato
ma non doveva fermarsi in mezzo a carri armati
Per distrarsi solfeggiava concerti e sonate
e raffiche trovava di coraggio.
Voleva – assolutamente voleva – rampicarsi su scale musicali
schiodare quell’Uomo in croce in eterno ostaggio.
Finalmente condurlo
via dalla pazza folla
via dalle convenzioni
via dai riti sacrificali che impazzano sangue
di umani agnelli
E tutto trasfigurava in bianchi petali di rose
nella sua libera mente imprigionata
© ore 9,33