Dalle stanze grandi
Non dimentico
e volto all’estate vaga lo sguardo sull’erba che infoltisce
ed ogni volta è dato nato fatto
di ieri che all’oggi porta dubitando
Volano gli uccelli liberando il canto e l’ali vispe
nuotano alto
in parallelo alle squami basse
tutto è così sveglio e illuminante
anche se il torpore cresce
e lo sbadiglio avanza
dolce
ineluttabile
fra corolle e vento caldo
da terra e mare
facendosi cullare
/e a questo è da pensare
al momento nelle mani/
non alla veste dei castagni
che per primi spoglieranno
per la bacchiatura ingrata
e il destino unanime
né alle foglie accartocciate
o alle accartocciate
scheletriche anime
che forse ancora pregano portandosi dietro l’eco
e all’altre lasciano la speranza dalle stanze grandi