Rapace
Un’aquila vola fra panna celeste
in fede di primavera
su ampie corone fa algidi giri –
su liquidi righi più in basso che scorrono
indisturbati –
l’aria tranquilla l’aiuta ad alzarsi
sollevando anche piume neonate
Ma ha unghie frementi sotto la pancia
che stringono pugni di fame
Un urlo improvviso squarcia la valle
e cerca e impazza – in echi si spande-
l’Ora che muove per non morire
il destino piovuto che l’abita
da quando le nacque la vita – e da ancora prima
Non l’inutile sparo di un crudele fucile
© ore 6,49